margherita sassi

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Il testo riportato di seguito è parte del contributo offerto al percorso didattico degli studenti delle classi terze del Liceo Scientifico Statale "Leonardo da Vinci" di Pescara, nell'ambito dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento (PCTO), durante l'anno scolastico 2019-20.

 

"Da giovane, ho precocemente individuato un obiettivo, ho deciso come avrei fatto, e che nella vita sarebbe stato quello il mio lavoro.
Ho sempre avuto una spiccata tendenza a imparare, studiando, cercando in rete appena ho potuto, contattando persone vicine e lontane. Ho capito presto il mio bisogno di dimostrare che lo sport è una risorsa, e la mia gratitudine per le esperienze vissute è maturata al pari della volontà d’ingegnarmi. Fino ad oggi ho colto gran parte delle opportunità, alcune si sono dimostrate inconsistenti ma altre mi hanno aperto strade per le quali ora sono qui a parlare di Psicologia dello Sport.
Ho sempre vissuto i cambiamenti come fossero delle sfide e non ho mai considerato un’opzione evitarli. Così facendo mi sono adattata a diverse situazioni, e ho modificato il mio approccio quando l’ambiente lo richiedeva, integrandomi con le prassi lavorative del momento. Svolgo un lavoro che mi piace e questo mi rende entusiasta con una continuità che mi consente di coinvolgere altre persone. Approfondisco da sempre il valore della cultura sportiva, ho dedicato parte del mio lavoro a capire l’organizzazione dello sport italiano, e ora m’interesso anche di quello internazionale, guardando con curiosità in Europa.

Mi spingo fin dove possibile nel cogliere la specificità della mia professione, con annessi diritti, doveri, necessità e prospettive. Nel tempo sono riuscita ad affinare il compito che devo svolgere chiedendo aiuto quando necessario; mentre ogni volta che ho preso delle decisioni e ho agito di mia iniziativa, mi sono resa unica responsabile.
Credo appieno nell’utilità delle scadenze e in generale nella puntualità; termini nei quali sono esigente con me stessa e con gli altri senza alcuna differenza. Con la tecnologia ho familiarizzato gradatamente, sono partita con una propensione scarsissima e ho cercato di recuperare.
Durante la gavetta ho stimolato la mia capacità di ascoltare, di mettermi nei panni altrui e di dare riscontri utili, osservando e valutando i fatti. Soprattutto nei periodi in cui ho lavorato sotto-pressione, ho assodato l’importanza di relazionarmi con le persone combinando chiarezza e cortesia e attraverso le difficoltà più grosse ho imparato a credere in me stessa.
Quando ho coordinato gruppi di persone, gestendo progetti con decine di professionisti e migliaia di giovani, è stato bello influenzare gli altri nel produrre un impatto positivo sullo sport. Sono stati anni in cui ho delegato, ho fatto squadra e ho gestito conflitti non sempre risolvibili. So che la vera sfida è far vincere tutti, ma mi è chiaro che la premessa principale di ogni esito favorevole è mostrare rispetto per le differenze.
Ad oggi ritengo vitale stabilire delle priorità, soprattutto nel mantenere ampia la gamma delle possibilità di lavoro. Ragionando sulle conseguenze di una qualsiasi decisione, mi metto spesso nelle condizioni di cogliere e risolvere i problemi. Il modello di studio e d’intervento a cui lavoro si fonda sulla capacità di pensare fuori dagli schemi; mi diverte riflettere in termini di progresso, e sono convinta che il futuro dello sport derivi dalla creatività, che non vuol dire fantasticare, ma avere la capacità di analizzare e valorizzare le informazioni, ripensandole e mettendo a frutto le critiche. Innovazione a parte, il punto resta uno: avere sempre un’idea a portata di mano."

 (Margherita Sassi)